10 luglio: Seattle - Milano
La pagina di oggi, praticamente, serve solo da tramite tra quella di ieri (ultimo giorno) e quella di "domani", in cui chiuderò definitivamente questa discussione con le conclusioni, le impressioni ed un paio di consigli utili per chi avesse la curiosità di prendere come riferimento (e non capisco perchè dovrebbe farlo, ma chissà...) qualche parte di questo mio viaggio.
Ci siam lasciati all'ingresso dell'aereoporto di Seattle, e grazie a qualche tacca di ricezione WiFi il tempo passa, mentre un po' stravaccato di qua ed un po' sdraiato di la, in mezzo all'altra manciata di persone che come me aspettano l'aertura dei gate per i voli della American Airlines, attendo che passi la notte.
Non è successo praticamente nulla, ma niente niente, quel niente che quasi fa piacere vivere e che ti fa cadere la stanchezza di dosso, quasi come se gocciolasse via; un anno prima a questo punto ero a Las Vegas, in pieno pomeriggio, consegnando la macchina un paio di ore scarse prima dell'imbarco e sono arrivaqto in fretta e furia all'aereoporto facendo il check-in nei banchi esterni dell'aereoporto, quasi senza accorgermi che stava per finire l'avventura e che adesso iniziava il rivivere nella mente tutte le emozioni, le sensazioni, i momenti belli e brutti passati durante l'esperienza appena vissuta... adesso sono qui ore ed ore prima vivendo in pieno questo "passaggio", facendo il resoconto mentale di cosa ho fatto di giorno in giorno, cercando di ricapitolare il tutto ricordandomi che il tutto è partito dalla foresta (già, la foresta, me l'ero quasi dimenticata dopo tutto) per poi passare all'oceano (l'oceano, era la prima volta che vedevo l'oceano se non dall'aereo... che roba incredibile!) e dopo ancora a dormire in mezzo a tre metri di neve e poi nel deserto... l'essere stato relativamente da solo per giorni per finire ospite in un raduno di motociclisti in uno dei posti più isolati ed incredibili che abbia mai visto; aver vagabondato qua e la a zonzo tra rocce vulcaniche e mandrie di bisonti, tra un geyser che erutta ed una via lattea indimenticabile, una città fantasma ed un serpente a sonagli; scene quasi casuali che solo ripensandoci a fondo si riescono ad inserire nel loro giusto spazio temporale e che adesso (parlo sempre di un "adesso" simbolico di quando ero lì a pensarci su) mi sembrano ancora tante facce dello stesso mosaico.
Mi sembra strano pensare che i giorni passati a rincorrere i fari non erano gli stessi passati a cercare i lupi o gli orsi, anche se in fin dei conti sono sempre la stessa facciata di una pagina che volged al termine!
Finalmente, comunque, arriva il momento del check-in (che scorre rapido e senza problemi) e le ultime 2-3 ore all'aereoporto vanno via rapide e l'altra faccia dell'aereoporto, con i negozi ed i ristorantini che stanno aprendo adesso, aiuta il tempo a scorrere molto più velocemente ed il volo viene chiamato: non ricordo nemmeno che le hostess abbian fatto la recita per insegnare ad usare i vari equipaggiamenti di emergenza, devo esser crollato dal sonno appena ho visto il sedile!
Vista la partenza, posso confermare che il viaggio verso New York sia andato più che bene e lo stesso vale per il volo di rientro poi dalla Grande Mela a Milano Malpensa, fatta eccezione per un ritardo di quasi 3 ore dovuto a maltempo a New York.
All'aereoporto il risentire il vocio costante degli italiani toglie ogni dubbio e la certezza è mia madre che mi aspetta oltre la porta scorrevole: il viaggio è finito, ho sulle spalle uno zaino militare stracolmo di ricordi ed emozioni (e Terminator), relativamente fame ma - soprattutto - una voglia incredibile di tornarmene a casa e vedere quei due somari scodinzolanti ronzarmi attorno!!!
GRAZIE a chi mi ha seguito, mi ha letto, mi ha scritto... a presto!
Ci siam lasciati all'ingresso dell'aereoporto di Seattle, e grazie a qualche tacca di ricezione WiFi il tempo passa, mentre un po' stravaccato di qua ed un po' sdraiato di la, in mezzo all'altra manciata di persone che come me aspettano l'aertura dei gate per i voli della American Airlines, attendo che passi la notte.
Non è successo praticamente nulla, ma niente niente, quel niente che quasi fa piacere vivere e che ti fa cadere la stanchezza di dosso, quasi come se gocciolasse via; un anno prima a questo punto ero a Las Vegas, in pieno pomeriggio, consegnando la macchina un paio di ore scarse prima dell'imbarco e sono arrivaqto in fretta e furia all'aereoporto facendo il check-in nei banchi esterni dell'aereoporto, quasi senza accorgermi che stava per finire l'avventura e che adesso iniziava il rivivere nella mente tutte le emozioni, le sensazioni, i momenti belli e brutti passati durante l'esperienza appena vissuta... adesso sono qui ore ed ore prima vivendo in pieno questo "passaggio", facendo il resoconto mentale di cosa ho fatto di giorno in giorno, cercando di ricapitolare il tutto ricordandomi che il tutto è partito dalla foresta (già, la foresta, me l'ero quasi dimenticata dopo tutto) per poi passare all'oceano (l'oceano, era la prima volta che vedevo l'oceano se non dall'aereo... che roba incredibile!) e dopo ancora a dormire in mezzo a tre metri di neve e poi nel deserto... l'essere stato relativamente da solo per giorni per finire ospite in un raduno di motociclisti in uno dei posti più isolati ed incredibili che abbia mai visto; aver vagabondato qua e la a zonzo tra rocce vulcaniche e mandrie di bisonti, tra un geyser che erutta ed una via lattea indimenticabile, una città fantasma ed un serpente a sonagli; scene quasi casuali che solo ripensandoci a fondo si riescono ad inserire nel loro giusto spazio temporale e che adesso (parlo sempre di un "adesso" simbolico di quando ero lì a pensarci su) mi sembrano ancora tante facce dello stesso mosaico.
Mi sembra strano pensare che i giorni passati a rincorrere i fari non erano gli stessi passati a cercare i lupi o gli orsi, anche se in fin dei conti sono sempre la stessa facciata di una pagina che volged al termine!
Finalmente, comunque, arriva il momento del check-in (che scorre rapido e senza problemi) e le ultime 2-3 ore all'aereoporto vanno via rapide e l'altra faccia dell'aereoporto, con i negozi ed i ristorantini che stanno aprendo adesso, aiuta il tempo a scorrere molto più velocemente ed il volo viene chiamato: non ricordo nemmeno che le hostess abbian fatto la recita per insegnare ad usare i vari equipaggiamenti di emergenza, devo esser crollato dal sonno appena ho visto il sedile!
Vista la partenza, posso confermare che il viaggio verso New York sia andato più che bene e lo stesso vale per il volo di rientro poi dalla Grande Mela a Milano Malpensa, fatta eccezione per un ritardo di quasi 3 ore dovuto a maltempo a New York.
All'aereoporto il risentire il vocio costante degli italiani toglie ogni dubbio e la certezza è mia madre che mi aspetta oltre la porta scorrevole: il viaggio è finito, ho sulle spalle uno zaino militare stracolmo di ricordi ed emozioni (e Terminator), relativamente fame ma - soprattutto - una voglia incredibile di tornarmene a casa e vedere quei due somari scodinzolanti ronzarmi attorno!!!
GRAZIE a chi mi ha seguito, mi ha letto, mi ha scritto... a presto!